Max Poggi

Uno chef che conosce bene l’Emilia Romagna e la omaggia in tutti i suoi piatti, evocando ricordi di infanzia e sapori dimenticati. La passione per la buona cucina gliel’ha insegnata il nonno, ma la sua formazione è iniziata presto, nei ristoranti di Rimini e poi a Parigi. A soli 21 anni è diventato “cuoco” e imprenditore del suo primo ristorante e oggi continua a stare in cucina e con il suo pubblico con umiltà, tenacia e tanta voglia di divertirsi.

Il mare della Romagna, la pasta fresca emiliana, le verdure e i profumi della campagna sono le fonti di ispirazione principali della cucina di Massimiliano Poggi. Piatti della tradizione emiliano-romagnola, rivisitati con ironia, creatività e qualità tecnica.  Se non si trovasse a Bologna, sarebbe già assurto nell’empireo della grande cucina italiana. E invece a Bologna si deve faticare un po’ di più per emergere nella ristorazione di fascia alta. Figurarsi a Trebbo di Reno, nella periferia in cui ha deciso di spostarsi 2 anni fa, affidando lo storico Al Cambio nelle mani di Piero Pompili e lasciandosi indietro le vestigia della tradizione, che nel nuovo Massimiliano Poggi compare sì, ma non più da protagonista.

Sono già considerati classici lo Spaghetto alla cipolla di medicina, l’Artusi 595 (terrina di anguilla fritta con salsa di soffritto brodo di pomodoro) e l’Insalata Russa, servita insieme a uno shottino di vodka colorata. Ogni cena da Max conforta e sorprende, affonda le mani nelle sue solide radici campagnole, come quelle del Piccione al carbone, e si spinge fino al mare, a quell’Adriatico che si dimostra sempre più un paniere fondamentale per gli chef emiliano-romagnoli. Servizio di giovanile sobrietà, carta dei vini affatto scontata. Piatti come la sua insalata russa, uno per tutti, è da emozione vera. Se solo non fosse a Bologna…e poi potete completare voi. D’altronde un ristorante del genere poteva nascere solo qui, e i bolognesi se lo tengono ben stretto.